Poderi Luigi Einaudi – Barolo Terlo Vigna Costa Grimaldi – 2016
Terlo è stata la prima vigna acquistata nel 1958 da Luigi Einaudi a Barolo, con lo scopo di produrre finalmente il vino Barolo con le proprie vigne e non limitarsi all’acquisto delle uve. Esposta a sud est con un altitudine di 350 metri, gode di suoli marnosi e argillosi, donando al nebbiolo buona parte aromatica nei profumi, tannini ben equilibrati integrati con l’acidità in maniera perfetta. Le piante in questo caso hanno quasi 50 anni di età. Il vino ha svolto la vinificazione in vasche di cemento a temperatura controllata, per poi passare all’invecchiamento in grandi botti di rovere per 24 mesi e 2 anni in bottiglia. Produzione di 9000 bottiglie l’anno. Barolo molto armonico, piccole note di violetta e balsamiche nei profumi, in bocca si presenta fresco, croccante di buona struttura.
- Produttore: Poderi Luigi Einaudi
- Nome: Barolo Terlo Vigna Costa Grimaldi
- Vitigno: Nebbiolo
- Anno: 2016
- Gradazione: 14,5%
- Formato: 750 ml
- Produzione: 9333 bottiglie
Note Produttive: vinificazione in vasche di cemento con temperatura controllata. Invecchiamento in grandi botti di rovere per 24 mesi e 1 anni in bottiglia.
Il vino contiene naturalmente solfiti
82,00€
6 disponibili
Descrizione
Una storica culla di radici piemontesi e parte della storia politica italiana è rappresentato dal Podere Luigi Einaudi, storica cantina fondata proprio da colui che diventerà il primo Presidente della Repubblica italiana. Luigi Einaudi fonda la propria azienda nel 1915 a Dogliani, economista e contadino nel sangue, nonostante la sua futura attività politica a Roma si dice che non mancò mai a nessuna vendemmia assieme alla famiglia. Pragmatico e intuitivo decise di affidare la gestione dei suoi possedimenti ai mezzadri, infatti fu uno dei primi a puntare tutto sull’Agricoltura capendo che poteva sollevare dalla crisi il Piemonte agevolando e dando lavoro a gente locale sfruttando le ricchezze naturali. Il suo contributo inoltre fu enorme come ad esempio innestare le barbatelle su vite americana per combattere la fillossera o promuovere la meccanizzazione delle campagne per facilitare i tempi di lavoro, poi alla sua morte la cantina fu gestita dai figli fino ad oggi con la presenza del nipote Matteo Sardagna Einaudi. Questa dedizione ha avuto negli anni grandi risultati: la nascita nel 2006 della DOCG Dogliani ha dato un’identità e portato nel mondo il suo tipico uvaggio: il Dolcetto!
Non solo, con le nuove generazioni si sono comprate ed estese le proprietà nella zona del Barbaresco e Barolo per produrre il rinomato e austero Nebbiolo nelle sue diverse forme di denominazione ed espressione valorizzando la qualità della propria terra. Lo stile in cantina è molto tradizionale senza tralasciare le tecniche d’avanguardia per la pulizia e vinificazione del vino, si usano ancora le vasche di cemento a temperatura controllata, lieviti indigeni e botti grandi di rovere. La bellezza di un patrimonio ereditario simbolo dell’Italia nel mondo.