Le Piane – Boca – 2019

La Doc Boca fa parte delle varie denominazioni presenti in Piemonte dal 1969, un’area specifica di pochi comuni intorno il paesino di Boca in cui il Nebbiolo ha trovato una dimensione atipica per la produzione di vini dalla finezza lungimirante. I grappoli qui sono accuratamente selezionati da piante di 30 e 50 anni situate in due parcelle a diverse altitudini fra i 400/470 metri chiamate Traversagna e Le Piane con suoli vulcanici ricchi di ghiaia ben esposti a sud mentre le escursioni termiche sono la chiave per l’aromaticità delle uve. Un vino composto da 85% Nebbiolo e 15% Vespolina, una varietà molto difficile da coltivare per la sua sensibilità ma fondamentale per l’integrità del vino stesso, le fermentazioni con l’ausilio di lieviti indigeni vengono fatte sia in tini di legno aperti che in acciaio rimanendo sulle bucce per 30 giorni, malolattica e invecchiamento si svolgono in botti grandi di Slavonia per 3-4 anni con un successivo riposo in bottiglia. Questo minimale e lungo procedimento ha permesso di ottenere un vero elisir di freschezza con note di violetta, sfumature di liquirizia e sottobosco che preannunciano eleganza nella beva in cui si avvertono però potenza e complessità dove la mineralità e i tannini forniscono un buon slancio sul finale. Da scoprire nel corso del tempo per la sua longevità.

  • Produttore: Le Piane
  • Nome: Boca
  • Vitigno: 85% Nebbiolo – 15% Vespolina
  • Anno: 2019
  • Gradazione: 13,5%
  • Formato: 750 ml
  • Produzione: 8000 bottiglie

Note Produttive: fermentazione con lieviti indigeni in tini di legno aperti e vasche di acciaio. Affinamento in botti grandi di slavonia per 3-4 anni.

Il vino contiene naturalmente solfiti

60,00

1 disponibili

Descrizione

La casualità di alcuni eventi sono a volte la ragione dell’inizio di nuove storie, o almeno in questo caso Rinascita di un’area viticola piemontese dimenticata negli anni ma dalle usanze centenarie ovvero la zona del Boca. Le Piane è stata l’artefice di questo evento. Una cantina nata nel 1998 quando l’imprenditore svizzero Christoph Kunzli assieme all’amico ed enologo Alexander Trolf decisero di acquistare la vecchia cantina del vignaiolo locale Antonio Cerri (uno degli ultimi) dopo aver ascoltato racconti e visitato negli anni precedenti un territorio del quale rimasero affascinati intuendo il suo potenziale. Si tratta di un paesaggio incontaminato all’interno di un’oasi naturale di forma concava ai piedi del monte Fenera in provincia di Novara in cui vige una condizione favorevole per la coltivazione della vite grazie alle altitudini e ai climi prealpini intorno ai 500 metri. Un progetto il loro di recuperare antiche tradizioni che nonostante la prematura scomparsa di Alexander continuo imperterrito iniziando la produzione di vini con sfumature uniche che presto ottennero riconoscimenti anche internazionali. La vera sfida fu il restauro e allargamento di vecchi vigneti (alcuni di 100 anni) con un sistema a terrazzamento molto diffuso nelle aree settentrionali di varietà diffuse nella zona come Nebbiolo (Spanna), Croatina, Vespolina, Durasa o Slarina; la manutenzione dei boschi attorno, prodotti organici e la parcellizzazione dei terreni per tipologia d’uva furono la parte finale dei lavori in modo da conservare l’equilibrio dell’ecosistema. I processi in cantina sono molto artigianali con uso di pochissima tecnologia, ogni passo della vinificazione è spontanea e avviene in tini di legno senza aggiunta di lieviti esterni con macerazioni che arrivano anche a 60 giorni, negli affinamenti si usano solo botti grandi per periodi minimi di 24 mesi e prima di imbottigliare non viene eseguita chiarifica o filtrazione. Una realtà vitivinicola sull’orlo dell’estinzione che grazie allo sforzo incessante dei suoi innovatori oggi è tornata in attività stimolando nuovi vignaioli ad accrescere la sua ritrovata dignità.

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