Le Chiuse – Brunello di Montalcino – 2018
La loro fama è dovuta indiscussamente al Brunello di Montalcino, vino mondiale ed espressione massima del Sangiovese, da gustarsi sia giovane che nel tempo. Tutte le vigne sono posizionate nel versante nord-est di Montalcino ad un altezza di 330 metri, hanno un’età superiore ai 20 anni e qui i suoli sono prevalentemente argillosi e ricchi di galestro che esaltano nel vino gli aromi e il corpo. Le fermentazioni sono spontanee e svolte sia in vasche di acciaio che di cemento per una durata di 20 giorni, l’invecchiamento è di 36 mesi in botti grandi di Slavonia da 30 hl poi successivo riposo in bottiglia per almeno un’anno. Si ottiene una vera essenza territoriale, ampio profilo organolettico di frutta rossa e nota balsamica che vitalizza in un sorso profondo e appagante, buona struttura e trama tannica leggiadra. Spettacolo di vino!
- Produttore: Le Chiuse
- Nome: Brunello di Montalcino
- Vitigno: 100% Sangiovese
- Anno: 2018
- Gradazione: 14%
- Formato: 750 ml
- Produzione:
Note Produttive: fermentazione spontanea svolta sia in vasche di cemento che acciaio. Affinamento per 36 mesi in grandi botti di rovere di slavonia.
Il vino contiene naturalmente solfiti
80,00€
Esaurito
Descrizione
Una cantina dalle origini antiche che fa parte della storia della Toscana e soprattutto di Montalcino, resa celebre dai suoi vini e dalla inalterata tradizione nei secoli. Le Chiuse sono un’azienda relativamente giovane per come la conosciamo, la sua reale nascita risale però a fine 1700 quando Maria Tamanti sposò Clemente Biondi-Santi (l’inventore del Brunello) e portò tra i possedimenti le terre ereditate dalla famiglia. Da quel momento si susseguirono generazioni intere che contribuirono alla crescita di quest’area come il nipote Ferruccio Biondi-Santi che identificò e selezionò il clone di Sangiovese Grosso, si acquistarono più terre nei decenni avvenire ma tutte le uve venivano destinate ai vini “Biondi-Santi”. La svolta si verificò nel 1986 quando dopo la scomparsa di Fiorella Santi, nipote di Ferruccio, la figlia Simonetta decise di trasformare il piccolo podere in una nuova azienda producendo le prime bottiglie interrompendo la vendita delle uve. Un successo garantito dai primi anni, con l’aiuto del marito e del figlio si restaurò la proprietà, si aggiunsero nuovi impianti fino ad arrivare a 18 ettari differenziando le varie parcelle in base all’età delle piante, si instaurò il regime biologico nei trattamenti dei vigneti circondati da boschi e uliveti, e si aprirono verso i mercati esteri. I lavori in cantina non sono mai cambiati, si utilizza ancora il cemento per le vinificazioni con l’ausilio di lieviti indigeni mentre negli affinamenti botti grandi di Slavonia con imbottigliamento successivo per gravità da non stressare i liquidi. Riflettono non solo la storia del vino ma ciò che rappresenta Montalcino.
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